Amianto: come valutare correttamente il rischio

Se sei un privato o un’azienda che si sta confrontando con il problema dell’amianto, avrai sentito o letto più di una volta che prima di organizzare la bonifica vera e propria dell’area occorre fare una valutazione del rischio.

Questo è un momento centrale del processo di decontaminazione, tanto che abbiamo deciso di dedicargli un articolo a parte.

 

Che cosa significa valutazione del rischio

Vuol dire verificare la probabilità che le fibre di asbesto vengano rilasciate dagli MCA e inalate.

Il perché è presto detto.

Tutti i materiali e i manufatti contenenti amianto presenti al momento sul suolo italiano sono stati prodotti prima del 1992, anno della legge numero 257 che ha messo al bando questo minerale.

È stato stimato che nei primissimi anni ‘90 fossero in commercio grossomodo 3000 diversi prodotti che contenevano amianto: i più diffusi erano le coperture, i tubi e le condotte in amianto-cemento.

Esposti all’aria e agli agenti atmosferici gli MCA si degradano rilasciando fibre microscopiche, le quali, una volta inalate, permangono vita natural durante nell’apparato respiratorio costituendo, per l’appunto, un rischio per la salute.

 

La procedura della valutazione del rischio amianto, in breve

Ci sono quattro fattori da considerare per identificare il livello di pericolo nell’area dove si trovano gli MCA:

  • la natura dei materiali, con il nome amianto si identifica un gruppo di minerali appartenenti ai silicati, alcuni dalla consistenza compatta, altri friabili;
  • l’accessibilità dei materiali, se si tratta per esempio di lastre per coperture oppure di tubature idriche interrate;
  • la possibilità che i materiali siano perturbati, con perturbazione si intendono le azioni meccaniche e gli agenti atmosferici;
  • lo stato di degrado degli MCA, i materiali deteriorati rilasciano una grande quantità di fibre, specie se prodotti con un tipo di asbesto friabile.

Arrivati a questo punto è lecito pensare che basti avere nel proprio terreno dei materiali compatti e confinati per essere in una botte di ferro.

Ma nella pratica, la sola valutazione macroscopica della zona non è sufficiente.

Per stabilire come avverrà la bonifica è necessario verificare anche la concentrazione di fibre di asbesto aerodisperse, filtrando un quantitativo noto di aria attraverso una speciale membrana che verrà poi esaminata al microscopio elettronico.

La concentrazione all’interno del campione viene misurata in ff/l (fibre per litro) oppure in ff/cc (fibre per centimetro cubo).

 

Perché è così importante?

Per capire quanto siano stringenti le normative sulla sicurezza, basti pensare che al di sotto di una tettoia in cemento amianto ci si aspetta valori inferiori a 1 fibra per litro d’aria.

Ciò permette di rispondere a una domanda frequente dei clienti, ovvero quand’è che l’amianto diventa pericoloso.

La verità è che basta una singola fibra microscopica per essere a rischio.

L’amianto è cancerogeno, e per i cancerogeni vale la regola che non esiste una soglia di esposizione al di sotto della quale si può stare tranquilli.

Secondo una stima dell’OMS, infatti, l’esposizione a 1 ff/l per l’intera vita comporta un eccesso di malattia compresa tra 1 caso su centomila e 1 su un milione di esposti.

La questione è che il rischio di danni alla salute è direttamente proporzionale all’esposizione, e la movimentazione dell’amianto può smuovere decine di fibre per litro, se l’amianto è compatto, arrivando a qualche migliaio di ff/l se l’amianto è friabile.

Ecco da dove nasce l’utilità della corretta valutazione del rischio: essa consente di ragionare a mente fredda su queste eventualità e di impostare la strategia di bonifica per ridurre la dispersione delle fibre – e quindi l’esposizione – ai minimi termini.

 

Rimuovere l’amianto senza autorizzazione: ALT

Come puoi vedere, la valutazione dei rischi connessi all’asbesto richiede tempo, conoscenza e mezzi importanti, se pensiamo alle indagini al microscopio.

Per noi era fondamentale parlarne dato che, purtroppo, questa fase viene molto sottovalutata dai non addetti ai lavori, sfociando in qualche caso in pericolose manovre fai-da-te sugli MCA.

Queste cosiddette bonifiche, non autorizzate e approssimative, provocano una copiosa aerodispersione di fibre d’asbesto e il più delle volte sono portate avanti con DDP inadeguati, quando non completamente assenti.

Il nostro consiglio è di non essere incerti quando si tratta della sicurezza tua, della tua famiglia, e dei tuoi dipendenti, se possiedi un’attività: rivolgiti a professionisti autorizzati iscritti all’Albo Nazionale Gestori Ambientali.

 

Per la bonifica e lo smaltimento del tuo amianto, scegli chi personalizza il tuo caso e ti libera dal problema di un nemico invisibile.

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